N. 11 del 1/7/1998

Rapporto TIN
di Stefano Cardini


Gli abbonati protestano e Telecom risponde: a quel prezzo, non si può pretendere di più. Cronistoria di un dramma da teleutente italiano. Con un breve prontuario per scegliere bene il provider e tutelarsi meglio

Come qualcuno ricorderà, tra gennaio e marzo, Tin è stata bersaglio della protesta organizzata di un gruppo di abbonati, che hanno lamentato gravi disservizi cui l'assistenza ai clienti non era stata in grado di fare fronte. Le ragioni della protesta sono state di seguito riassunte, a futura memoria, insieme alla risposta ufficiale dell'Internet provider. Il caso ha avuto per un periodo una certa risonanza su stampa e televisione, come è possibile riscontrare ripercorrendo la cronologia dei fatti che, sempre a futura memoria, PC Inter@ctive ha voluto qui ricostruire. Ormai si è alquanto sgonfiato. Eppure vogliamo riparlarne. Perché mai? Anzitutto perché in Italia una protesta spontanea organizzata di queste dimensioni sulla Rete non si era mai vista. In secondo luogo perché chi l'ha montata, diciamolo, proprio tutti i torti non li aveva. In terzo luogo perché le risposte da parte della controparte ci hanno lasciati a dir poco perplessi. Infine, perché potrebbe accadere di nuovo e, per come sono andate le cose, sarebbe meglio che gli attori in scena recitassero in futuro copioni scritti un po' meglio.

Ripercorrendo la vicenda, che i disservizi ci siano stati è un fatto. La stessa Tin, nella sostanza, lo ha ammesso. Ma questo, pur essendo un problema, non è il problema. Il problema viene in seguito. Da queste stesse pagine (vedere l'editoriale di Roberto Mazzoni su PC Inter@ctive di aprile, numero 8) la memoria è corsa ai primi mesi del 1997, quando il più grande provider del mondo, America On line, era incappato in un inconveniente simile a quello che ha visto protagonista Tin. Grande investimento sull'infrastruttura, massiccia campagna promozionale, prezzi scontati, offerta di accessi temporanei gratuiti in prova. Per un po' tutto liscio. Quindi il sistema fa tilt, provocando la reazione sdegnata degli abbonati "paganti".

Ma questo, da un certo punto di vista, potrebbe essere anche ritenuto "normale". È vero, infatti, che non si può aggiornare l'infrastruttura di rete prima di poter operare una ragionevole stima delle potenzialità del mercato. Ed è vero anche che, oggi come oggi, l'abbonamento Internet più costoso non sarebbe sufficiente a coprire i suoi costi industriali. Sia pure che il mercato italiano è appena agli inizi e che coloro che vi entrano per la prima volta sono guidati nelle loro scelte d'acquisto esclusivamente dal basso prezzo d'accesso. Ma una giustificazione a chi, titolare di un abbonamento annuale, magari acquistato quando ancora era a tariffa piena (400.000 lire + iva), per svariate settimane quasi non è riuscito a usufruirne, bisogna pur darla.

America On Line, i cui abbonati - a onor del vero - per circa due mesi non erano neppure riusciti a collegarsi alla Rete, sotto la pressione delle associazioni dei consumatori fu costretta da diversi governi locali a rimborsare i due mesi di abbonamento ai suoi utenti. Per un mese intero, inoltre, non poté fare alcuna campagna promozionale diretta alla conquista di nuovi abbonati.

Ora, comunque la si pensi, questo è quello che può accadere, almeno negli Stati Uniti. Quello che invece non può (o meglio non dovrebbe) accadere, neanche in Italia, è che si risponda agli utenti vecchi e nuovi dicendo che se il servizio che hanno acquistato ha avuto dei problemi, non si possono lamentare, dato quanto l'hanno pagato. E questo perché è stata Tin ha definirsi "il modo più facile, veloce e assistito per entrare in Internet". È stata Tin ha distribuire per mesi abbonamenti prova gratuiti nelle più variopinte occasioni (una per tutte, la Borsa Internazionale del Turismo della primavera scorsa, un evento, come è noto, per pochi adepti della telematica). È Tin che persegue l'obiettivo dei due milioni di utenti entro il 2000. E tutto questo per promuovere, giustamente, l'accesso di massa alla Rete. Ma se poi si genera qualche problema, nell'accesso ai servizi, nella navigazione, nelle chiamate ai numeri verdi, vale a poco avanzare il sospetto, come è stato fatto, che a lamentarsi siano stati "i vecchi cybernauti, che rimpiangono il passato, quando Internet la usavano solo loro. Attaccati al loro linguaggio esoterico, ai loro piccoli provider".

Telecom Italia Network ci ha spiegato come i tassi di crescita registrati in questi primi mesi dell'anno le abbiano permesso di ottenere l'autorizzazione per l'aggiornamento del sistema. Per quanto riguarda il servizio ai clienti, in particolare, si è pensato di differenziare il servizio di informazioni commerciali degli abbonati da quello riservato alle promozioni; di automatizzare una serie di procedure di risposta telefonica; di allertare in via preventiva il cliente via posta elettronica di eventuali problemi sulla sua connessione. Staremo a vedere, ma non è qui il punto.

Dopo il parziale rimborso degli abbonamenti da parte di America On Line e la temporanea sospensione delle sue campagne promozionali, c'è da dubitare che la connessione sia filata d'un tratto liscia come l'olio. La Rete non è roba da bacchetta magica. Ma da allora, possiamo esserne sicuri, i servizi Internet, così come i loro fornitori, sono sembrati più credibili. E con essi , forse, anche i consumatori, divisi tra la massa dei rassegnati e intraprendenti manipoli di "contestatori". Non è questo che anche Tin vuole? Buttiamo là, allora, un'ultima provocazione (ma neppure tanto): e se Tin avesse prontamente prorogato di tre mesi la scadenza degli abbonamenti contratti fino al marzo 1998? Non sarebbe stato meglio per tutti?



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