Come qualcuno ricorderà, tra gennaio e marzo, Tin è
stata bersaglio della protesta organizzata di un gruppo di abbonati,
che hanno lamentato gravi disservizi cui l'assistenza ai clienti
non era stata in grado di fare fronte. Le ragioni della protesta
sono state di seguito riassunte, a futura memoria, insieme alla
risposta ufficiale dell'Internet provider. Il caso ha avuto per
un periodo una certa risonanza su stampa e televisione, come è
possibile riscontrare ripercorrendo la cronologia dei fatti che,
sempre a futura memoria, PC Inter@ctive ha voluto qui ricostruire.
Ormai si è alquanto sgonfiato. Eppure vogliamo riparlarne.
Perché mai? Anzitutto perché in Italia una protesta
spontanea organizzata di queste dimensioni sulla Rete non si era
mai vista. In secondo luogo perché chi l'ha montata, diciamolo,
proprio tutti i torti non li aveva. In terzo luogo perché
le risposte da parte della controparte ci hanno lasciati a dir
poco perplessi. Infine, perché potrebbe accadere di nuovo
e, per come sono andate le cose, sarebbe meglio che gli attori
in scena recitassero in futuro copioni scritti un po' meglio.

Ripercorrendo la vicenda, che i disservizi ci siano stati è
un fatto. La stessa Tin, nella sostanza, lo ha ammesso. Ma questo,
pur essendo un problema, non è il problema. Il problema
viene in seguito. Da queste stesse pagine (vedere l'editoriale
di Roberto Mazzoni su PC Inter@ctive di aprile, numero 8) la memoria
è corsa ai primi mesi del 1997, quando il più grande
provider del mondo, America On line, era incappato in un inconveniente
simile a quello che ha visto protagonista Tin. Grande investimento
sull'infrastruttura, massiccia campagna promozionale, prezzi scontati,
offerta di accessi temporanei gratuiti in prova. Per un po' tutto
liscio. Quindi il sistema fa tilt, provocando la reazione sdegnata
degli abbonati "paganti".
Ma questo, da un certo punto di vista, potrebbe essere anche ritenuto
"normale". È vero, infatti, che non si può
aggiornare l'infrastruttura di rete prima di poter operare una
ragionevole stima delle potenzialità del mercato. Ed è
vero anche che, oggi come oggi, l'abbonamento Internet più
costoso non sarebbe sufficiente a coprire i suoi costi industriali.
Sia pure che il mercato italiano è appena agli inizi e
che coloro che vi entrano per la prima volta sono guidati nelle
loro scelte d'acquisto esclusivamente dal basso prezzo d'accesso.
Ma una giustificazione a chi, titolare di un abbonamento annuale,
magari acquistato quando ancora era a tariffa piena (400.000 lire
+ iva), per svariate settimane quasi non è riuscito a usufruirne,
bisogna pur darla.
America On Line, i cui abbonati - a onor del vero - per circa
due mesi non erano neppure riusciti a collegarsi alla Rete, sotto
la pressione delle associazioni dei consumatori fu costretta da
diversi governi locali a rimborsare i due mesi di abbonamento
ai suoi utenti. Per un mese intero, inoltre, non poté fare
alcuna campagna promozionale diretta alla conquista di nuovi abbonati.
Ora, comunque la si pensi, questo è quello che può
accadere, almeno negli Stati Uniti. Quello che invece non può
(o meglio non dovrebbe) accadere, neanche in Italia, è
che si risponda agli utenti vecchi e nuovi dicendo che se il servizio
che hanno acquistato ha avuto dei problemi, non si possono lamentare,
dato quanto l'hanno pagato. E questo perché è stata
Tin ha definirsi "il modo più facile, veloce e assistito
per entrare in Internet". È stata Tin ha distribuire
per mesi abbonamenti prova gratuiti nelle più variopinte
occasioni (una per tutte, la Borsa Internazionale del Turismo
della primavera scorsa, un evento, come è noto, per pochi
adepti della telematica). È Tin che persegue l'obiettivo
dei due milioni di utenti entro il 2000. E tutto questo per promuovere,
giustamente, l'accesso di massa alla Rete. Ma se poi si genera
qualche problema, nell'accesso ai servizi, nella navigazione,
nelle chiamate ai numeri verdi, vale a poco avanzare il sospetto,
come è stato fatto, che a lamentarsi siano stati "i
vecchi cybernauti, che rimpiangono il passato, quando Internet
la usavano solo loro. Attaccati al loro linguaggio esoterico,
ai loro piccoli provider".
Telecom Italia Network ci ha spiegato come i tassi di crescita
registrati in questi primi mesi dell'anno le abbiano permesso
di ottenere l'autorizzazione per l'aggiornamento del sistema.
Per quanto riguarda il servizio ai clienti, in particolare, si
è pensato di differenziare il servizio di informazioni
commerciali degli abbonati da quello riservato alle promozioni;
di automatizzare una serie di procedure di risposta telefonica;
di allertare in via preventiva il cliente via posta elettronica
di eventuali problemi sulla sua connessione. Staremo a vedere,
ma non è qui il punto.
Dopo il parziale rimborso degli abbonamenti da parte di America
On Line e la temporanea sospensione delle sue campagne promozionali,
c'è da dubitare che la connessione sia filata d'un tratto
liscia come l'olio. La Rete non è roba da bacchetta magica.
Ma da allora, possiamo esserne sicuri, i servizi Internet, così
come i loro fornitori, sono sembrati più credibili. E con
essi , forse, anche i consumatori, divisi tra la massa dei rassegnati
e intraprendenti manipoli di "contestatori". Non è
questo che anche Tin vuole? Buttiamo là, allora, un'ultima
provocazione (ma neppure tanto): e se Tin avesse prontamente prorogato
di tre mesi la scadenza degli abbonamenti contratti fino al marzo
1998? Non sarebbe stato meglio per tutti?
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